Anonimi su Internet? Impossibile

(Les Echos) Il cosiddetto “fingerprinting” dei browser trasforma ogni navigazione online in una potenziale perdita di anonimato.

Una recente ricerca condotta da scienziati delle università UCLouvain, Oxford e Imperial College di Londra ha dimostrato che le informazioni tecniche trasmesse dai nostri browser ai siti web, spesso considerate anonime, possono in realtà identificare univocamente ciascun utente. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, rivela che il  “fingerprinting” dei browser trasforma ogni navigazione online in una potenziale perdita di anonimato.

Il team, guidato dal professor Julien Hendricks, ha sviluppato un modello matematico che dimostra come dati apparentemente banali – come la versione del browser, il sistema operativo, la lingua impostata, i plugin installati e persino il fuso orario – possano essere combinati per creare un’identificazione unica, analoga a un’impronta digitale. Questo significa che ogni sito web può teoricamente risalire alla vera identità di un utente analizzando queste informazioni incrociate.

Rischi per la privacy

Prendendo in considerazione grandi campioni di utenti, i ricercatori hanno dimostrato che il “fingerprinting” non è limitato a piccoli gruppi, ma può identificare individui all’interno di popolazioni globali composte da miliardi di persone. L’uso dell’intelligenza artificiale rende questa analisi ancora più precisa, trasformando ogni sessione online in un potenziale rischio per la privacy.

La scoperta solleva dubbi sul fatto che le attuali normative, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, siano sufficienti per tutelare la privacy degli utenti. Sebbene il GDPR offra una protezione robusta per i dati personali, esclude le informazioni considerate anonime dal suo ambito di applicazione. Tuttavia, questa ricerca evidenzia che molte di queste informazioni “anonime” possono in realtà rivelare l’identità degli utenti e dovrebbero quindi essere riclassificate come dati sensibili.

Normative da aggiornare

Secondo i ricercatori, è urgente che le autorità competenti aggiornino le normative per includere il trattamento di questi dati. La questione diventa ancora più critica alla luce della recente decisione di Google di consentire ai propri clienti pubblicitari di raccogliere informazioni di “fingerprinting”.

Riuscire a mantenere l’anonimato online non è impossibile, ma è estremamente complesso. I ricercatori raccomandano agli utenti di prestare maggiore attenzione alle informazioni condivise con i siti web e di limitare il più possibile la raccolta di dati. Ad esempio, utilizzare strumenti per bloccare il tracciamento o configurare i browser per minimizzare la quantità di dati trasmessi.

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