Animali sempre più allergici


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Bbc) Per gli animali “pulito non sempre significa sano” e la mancanza di esposizione a parassiti e batteri durante lo sviluppo altera il loro sistema immunitario.

Siku, un orso polare dello Lincoln Park Zoo di Chicago, inizia a perdere pelo e a grattarsi freneticamente. La diagnosi? Allergie, un problema non solo umano ma sempre più diffuso tra gli animali, dagli esemplari domestici a quelli selvatici in cattività. Un fenomeno che potrebbe essere legato a ambienti troppo puliti, lontani dai microrganismi con cui si sono evoluti.

Siku, sottoposto a test cutanei, ha mostrato reazioni a acari della polvere, polline di olmo e cedro rosso, ma anche alla forfora umana. Non è un caso isolato: nello stesso zoo, leopardi neri, volpi fennec e macachi giapponesi soffrono di disturbi simili. Anche tra cani e gatti, le allergie sono in aumento, con dermatiti, otiti e prurito intenso.

Secondo Andrew Rosenberg, dermatologo veterinario, la maggior parte degli animali assorbe gli allergeni attraverso la pelle, sviluppando sintomi diversi da quelli umani: i gatti si strappano il pelo, sviluppando placche rosa, i cani leccano zampe e orecchie, con infezioni ricorrenti mentre i rinoceronti soffrono di gravi dermatiti, ulcere sanguinanti.

Perché gli animali diventano allergici?

La “teoria dell’igiene” suggerisce che la mancanza di esposizione a parassiti e batteri durante lo sviluppo alteri il sistema immunitario, portandolo a reagire in modo eccessivo a sostanze innocue. Andrea Graham, parassitologa di Princeton, spiega che microbi e vermi intestinali un tempo “addestravano” le difese immunitarie, mentre oggi antibiotici, pulizia eccessiva e cibo sterilizzato li hanno eliminati.

Uno studio del 2016 sui bambini Amish (esposti a animali e polvere) e Hutteriti (in ambienti più sterili) ha mostrato un’incidenza di allergie quattro volte maggiore nei secondi e si ipotizza che lo stesso valga per gli animali in cattività con il cibo sterilizzato vs. prede selvatiche ricche di microbi e con vaccini e sverminazioni che riducono l’esposizione naturale.

Clima e nuovi ambienti

Anche il cambiamento climatico potrebbe peggiorare la situazione, con stagioni polliniche più lunghe. Siku, trasferito a Chicago due anni prima dei sintomi, potrebbe aver sviluppato allergie ai pollini locali, proprio come accade agli umani quando si spostano.

Le cure arrivano dalla medicina umana: l’immunoterapia: come per i rinoceronti del Bronx, somministrando dosi crescenti di allergeni. E anche il miele ai pollini: usato per Siku, ha ridotto le reazioni alla forfora umana.

La sfida futura è ripensare la gestione degli animali, bilanciando igiene ed esposizione a microbi benefici.

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