Animali e sesso selvaggio

(Marianne) Dopo i vari corteggiamenti molte specie animali decidono di passare alla maniere brusche per dare sfogo alla propria sessualità.

Certo, hanno i loro rituali di corteggiamento, i loro canti, piume e colori sgargianti. Ma quando si passa ai fatti, con violenze di gruppo, atti di barbarie, perforazioni… la sessualità animale non ha nulla da invidiare alle peggiori depravazioni umane. La romanziera Minh Tran Huy racconta questa sconcertante brutalità in un avvincente libro “Trenta milioni di orgasmi”.

Squali

Sfruttando la sua potenza virile, il maschio pianta i denti nella testa o nella pinna della femmina, già coperta di morsi e cicatrici, prima di avvolgersi intorno a lei per inchiodarla sul fondo dell’acqua e inserire uno dei suoi peni – ne ha due, chiamati pterigopodi – nel suo orifizio vaginale.   

Cimici

Vera ossessionata, la cimice ha fino a 200 rapporti al giorno e non è affatto schizzinosa riguardo al suo partner, che è dell’altro sesso solo in circa un terzo dei casi. Quando non è dello stesso sesso, nella metà dei casi appartiene… a una specie diversa. Bisogna immaginare una creatura delle dimensioni e del colore di un seme di mela che arpiona tutto ciò che si muove con un sesso appuntito e cornuto, un pene che perfora la corazza della sua vittima prima di riversarvi una quantità fenomenale di liquido seminale, l’equivalente di 30 litri di sperma per un essere umano. Nella sua fretta di accoppiarsi, non c’è bisogno di andare alla ricerca di una vagina: il suo sesso-siringa penetrerà indifferentemente la schiena, le zampe, l’addome e persino il cuore dell’individuo che gli si trova di fronte.

Lumache

Ci si palpeggia e si stropiccia, ci si solletica e si coccola, ci si lecca e si rilambisce con una lingua deliziosamente ruvida, il tutto bagnandosi abbondantemente di bava. È allora che gli osservatori, se non si sono addormentati, assisteranno, letteralmente, al clou dello spettacolo: ciascuno sguaina da dietro la testa non una freccia di Cupido, ma un dardo calcareo che può misurare fino a 10 mm e che si sforza di piantare nel/nella suo/a amante.

Anatre

I “lasciati fuori”, numerosi perché ci sono molte meno femmine che maschi, si raggruppano quindi in mini-bande che spiano le anatre sole, innocenti e vulnerabili. Quando hanno trovato la loro preda, la attaccano in gruppo per costringerla ad accoppiarsi con ciascuno a turno. La poverina emette grida disperate, batte furiosamente le ali e resiste fino a farsi gravemente ferire, ma non ha altra scelta, a quanto pare, che subire queste aggressioni.

Rane pescatrici

Il malcapitato è condannato alla disintegrazione progressiva. Il suo stomaco, i suoi intestini, i suoi occhi, il suo cervello, le sue pinne, i suoi denti, insomma, la quasi totalità dei suoi organi interni ed esterni si dissolvono nel corso del tempo, fino a quando non è ridotto alla più semplice espressione della sua mascolinità: un paio di testicoli che rimangono attaccati alla femmina come una banca dello sperma su richiesta. 

Cani

Basta che una femmina in calore abbia rilasciato degli eccitanti feromoni nel vicinato (o che una donna di casa abbia le mestruazioni) e ogni maschio canino ne rimarrà immediatamente e durevolmente elettrizzato. Ululerà alla Luna sbavando e battendo i denti per il desiderio in modo irrefrenabile e ripetuto, girerà il suo naso dappertutto, arrivando a fiutare furiosamente il vostro cavallo dei pantaloni in modalità ventosa, si strofinerà senza ritegno contro un peluche, un cuscino, il bracciolo del divano, ma anche la gamba o la schiena del primo venuto incontrato per strada.

Tartarughe

Il maschio fa avanzare la femmina colpendola, le mordicchia le zampe anteriori e posteriori, e cerca di infilare la sua coda all’interno del carapace. Spesso deve riprovarci più volte. La femmina non è sempre ben disposta, e anche se alla fine accetta – per sfinimento – può continuare a camminare o a masticare il cibo come se niente fosse mentre il suo compagno si dà da fare, fino a emettere un piccolo grido caratteristico che segnala che ha raggiunto il settimo cielo…  

Suricati

Bisogna immaginare che un suricato non abbia altra scelta che sottomettersi alla tirannia riproduttiva della femmina più imponente e più aggressiva del gruppo, un’autocrate assetata di potere che non esiterà a usare la forza per ridurre le altre in schiavitù, ricorrendo a furti di cibo, spinte, schiaffi, morsi, ma anche all’omicidio. Uccide – e a volte mangia – tutti i cuccioli che non sono i suoi, non risparmiando né i suoi nipoti né i suoi pronipoti nella sua impresa di eradicazione di ogni concorrenza. Nonostante queste atrocità, ciascuna delle subalterne rimane all’interno della colonia e prega che la matriarca muoia di malattia, venga divorata da uno sciacallo o uccisa da un uccello rapace.   

Calamari

I costumi sessuali di questi molluschi marini rimangono singolari: dopo averla sedotta a colpi di balletto di tentacoli e sfoggiando su tutta la superficie del suo corpo disegni colorati, una sorta di tatuaggi nuziali che compone grazie a cellule pigmentate della sua pelle, il maschio non infila il suo pene nella femmina ma usa uno dei suoi bracci (chiamato dolcemente “ectocotilo”) per trasportare le sue “granate” e depositarle sul dorso della sua amata, vicino al suo orifizio boccale o all’interno del suo mantello – questa parte che amiamo consumare fritta o cotta alla piastra – avvolgendosi voluttuosamente intorno alla sua partner in un vero e proprio testa a testa.

Gatti

Il maschio la morde sulla nuca per immobilizzarla, introduce il suo pene irto di quelle che gli specialisti chiamano “spicule” e fa le sue cose in meno di un minuto. Sebbene doppiamente necessari – lo sperma del gatto sopravvive solo in ambiente sanguigno e le gatte ovulano solo sotto l'”effetto stimolante” di questi aghi – i microtagli così inflitti non piacciono meno alla gatta, che si mostrerà poi poco amichevole come la leonessa.

Acari

La madre produce un maschio per 15 femmine, il quale non smetterà di fecondare ciascuna delle sue sorelle mentre tutto questo piccolo mondo è in gestazione nel ventre della matriarca. Man mano che le sue figlie vengono ingravidate dal loro fratello, quest’ultima ingrossa, ingrossa, ingrossa… fino a esplodere. E il ciclo continua in tutta tranquillità, tra stupri incestuosi e matricidi, per la gioia della famiglia.   

Istrici

La femmina inizia annunciando il suo prossimo calore secernendo una sostanza dagli effluvi inebrianti, prima di andare a rintanarsi sull’albero di sua scelta. Robusti maschi attirati dall’odore allettante si arrampicano quindi sugli alberi circostanti per sfidarsi a duello. La battaglia orale – grida, grugniti di intimidazione e altri insulti lanciati di ramo in ramo – si trasforma rapidamente in uno scontro fisico: quelli che non hanno abbandonato la partita durante il concorso di eloquenza si lanciano gli uni sugli altri per mordersi a sangue e cercare di infilzarsi a colpi di aculei. La lotta si svolge in aria e a terra fino a quando, come in Highlander, non ne rimane che uno, che poi viene a raccogliere trionfalmente il frutto della sua vittoria innaffiando la sua amata… con un getto di urina.

Delfini

Va bene tutto purché ci si possa strofinare: boe, barche, ma anche nuotatori e nuotatrici. Ci si stimola languidamente sulla sabbia quando non si stimola un amico o un’amica con il muso o le pinne, e non è raro che si sfoghino le proprie pulsioni masturbandosi su cadaveri di pesce […]. Poligami e bisessuali come le giraffe, i delfini sono anche dediti all’infanticidio, come i leoni: se una femmina su cui i maschi hanno delle mire ha un piccolo con sé – un giovane rimane in media quattro o cinque anni con la madre – lo uccideranno per provocare una nuova ovulazione nella signora. Sono anche privi di scrupoli come le anatre: anche in questo caso, non è raro vedere i maschi raggrupparsi e formare bande per rapire le femmine. Le circondano, le spingono e le mordono per costringerle a seguirli, poi le sequestrano per mesi costringendole ad avere rapporti con ciascuno di loro a turno.

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