(El Pais) Morto a 76 anni Manolo “el del Bombo”, uno dei tifosi più iconici della nazionale spagnola, presente a dieci Mondiali e simbolo di passione e fedeltà calcistica.
Se n’è andato Manolo “el del Bombo”, il tifoso più celebre della nazionale spagnola, icona di un amore incondizionato per il calcio e per La Roja. Manuel Cáceres Artesero, questo il suo vero nome, è morto all’età di 76 anni in un ospedale di Vila-Real. Dietro di sé lascia una vita interamente dedicata alla squadra nazionale, che ha seguito in dieci Mondiali e innumerevoli stadi, sempre accompagnato dal suo inseparabile tamburo.
La sua figura è diventata leggenda nel Mondiale del 1982, disputato in Spagna. Con la boina in testa, il tamburo al collo e un’energia contagiosa, Manolo divenne presto un simbolo del tifo organizzato. La sua fama crebbe a tal punto che la federazione spagnola arrivò a coprire le sue trasferte. Era presente nei ritiri, agli allenamenti, sempre pronto a incitare i giocatori con i suoi inconfondibili colpi di tamburo.

Una vita difficile
Ma la sua storia non fu solo allegria e viaggi. Nato da una famiglia umile a San Carlos del Valle (Ciudad Real), crebbe a Huesca, dove mise su famiglia e iniziò la sua passione per il calcio. Dopo un infortunio al menisco che mise fine alla sua attività sportiva, si dedicò anima e corpo alla sua nuova missione: sostenere la nazionale ovunque andasse. Nel 1979 partì per la sua prima trasferta con La Roja, a Cipro. Da lì, una lunga avventura fatta di stadi, cori e fatica.
La sua vita privata, però, ne risentì. La moglie lo lasciò, stanca della sua ossessione per il calcio. Nonostante la popolarità, Manolo ha sempre vissuto in condizioni modeste. Il suo bar a Valencia, nella Plaza de la Afición davanti al Mestalla, divenne un punto di pellegrinaggio per appassionati e turisti: più che un locale, un museo vivente del tifo spagnolo. Tre i tamburi appesi al soffitto: quello della vittoria agli Europei 2008, quello del trionfo ai Mondiali 2010 e quello dell’Europeo 2012.

Quel gol di Iniesta
Nel 2010, durante il Mondiale in Sudafrica, fu costretto a rientrare in Spagna per un’ernia, ma tornò giusto in tempo per la semifinale contro la Germania e per la storica finale contro i Paesi Bassi. Dopo il gol di Iniesta, disse: “Ora posso anche morire”. Quelle parole oggi risuonano con un significato diverso, ma con la stessa forza emotiva.
Negli ultimi anni, la salute di Manolo era peggiorata. Viveva a Moncofa, in provincia di Castellón, lontano dai riflettori. L’ultimo incontro della nazionale che seguì fu a marzo, ancora a Mestalla, in un simbolico cerchio che si chiude dove tutto era iniziato.